Fattori d’inibizione di germi deterioranti e patogeni in affettati di
salumeria
Carlo Cantoni
Libero Docente di
Ispezione Alimenti di Origine Animale – Via Corridoni, 41 – 20122 Milano
I prodotti carnei di salumeria
sono formati esclusivamente o prevalentemente da carne. A seconda del tipo di
preparazione si distinguono in prodotti salmistrati crudi (prosciutto e simili,
salami), prodotti salmistrati cotti (prosciutto cotto, spalla cotta,
mortadella, wurstel ecc.), salsicce crude e salsicce scottate.
Nella tabella n. 1 si è riportata
la classificazione tecnologica dei prodotti di salumeria.
Tabella n. 1. Classificazione dei salumi.
1) Salumi costituiti da arti
intieri:
|
a) prodotti salati e stagionati
crudi (prosciutto crudo, spalla, speck, lonza, coppa o capocollo, bresaola,
lardo, pancetta, ecc.;
b) prodotti salati e cotti
(prosciutto cotto, spalla, cotechini, zamponi, wurstel, ecc.).
|
2) Salumi e insaccati
costituiti da carni e grassi tritati:
|
a) insaccati freschi (salsicce,
ecc.);
b) insaccati stagionati
(salami, sopresse, spianate, salsicce stagionate);
c) insaccati cotti con impasto
tipo farcia: mortadelle, wurstel precotti, ecc.).
|
3) Salumi di fusione e loro
sottoprodotti:
|
a) strutto;
b) cioccolata;
c) ciccioli
|
Attuale presentazione commerciale dei prodotti di salumeria
Lo sviluppo delle tecniche
moderne di confezionamento degli alimenti sottovuoto o in atmosfera protettiva
hanno permesso la diffusione di affettati di prodotti di salumeria, garantendo
sia la loro conservabilità per tutto il periodo di vita commerciale stabilito
dal produttore, sia la loro sicurezza e salubrità e offrendo una maggiore
praticità d’uso.
Malgrado tutti questi progressi
la contaminazione nella catena alimentare è sempre possibile, a causa di agenti
presenti nelle materie prime o introdotti durante le procedure di
confezionamento.
Fattori condizionanti lo sviluppo di batteri nei salumi non
confezionati e confezionati sottovuoto o in atmosfera modificata (MAP)
Secondo la teoria di Leistner
(2000) esistono molti parametri, fisico, chimici in grado di influenzare lo
sviluppo e la colonizzazione dei microrganismi negli ambienti nei quali sono
conservati questi alimenti. Essi vengono raggruppati in due categorie:
parametri intrinseci e parametri estrinseci (Leistner, 2000).e sono riportati
nella seguente tabella (n. 2).
Tabella n. 2. Parametri intrinseci ed estrinseci
condizionanti i microrganismi nei salami.
FATTORI INTRINSECI
1) pH
2) contenuto di umidità
3) disponibilità di acqua
4) potenziale ossido-riduttivo
5) struttura fisica alimento
6) proprietà nutritive
7) eventuali agenti
antimicrobici presenti.
1) un basso pH (acido)
favorisce crescita di LIEVITI e MUFFE,con un pH alto (alcalino o neutro) nel
deterioramento predominano BATTERI (es. carni) con proteolisi e DISGREGAZIONE
ANAEROBICA delle proteine (PUTREFAZIONE)
2 I diversi tipi di
deterioramento ,a seconda del substrato che predomina nell’alimento,sono
proteine (proteolisi o deaminazione)
carboidrati (idrolisi,
fermentazione)
lipidi (idrolisi)
3) influenza sulla capacità di
un microrganismo di colonizzare gli alimenti è possibile controllare i
processi di alterazione ad es. sottoponendo un alimento ad disidratazione ®
aggiunta di grosse quantità di zucchero e sale, i microrganismi vanno
incontro a disidratazione per le condizioni ipertoniche creatasi e arresto
crescita microbica (eccetto i microorganismi osmofili).
|
FATTORI ESTRINSECI
Temperatura
Umidità relativa
Presenza di O2 e CO2
(confezionamento)
|
Prodotti cotti
La contaminazione batterica dei
prodotti cotti è dovuta soprattutto a batteri lattici che possono causare le
contaminazioni e alterazioni raccolte nella tabella n. 3.
Tabella n. 3. Contaminazione dei prodotti affettati cotti.
EFFETTO
|
SINTOMI
|
CAUSE
|
AGENTE
|
Inverdimento
(superficiale
e al cuore – meno frequente)
|
Chiazze
o striature a contorni irregolari di colorito verdognolo bruno
|
Reinquinamento
superficiale successivo alla fase di cottura (cattive norme igieniche)
|
Batteri
lattici (eterofermentanti)
|
Rigonfiamento
|
Produzione
CO2 con rigonfiamento a seguito di fermentazione zuccheri
|
Reinquinamento
superficiale successivo alla fase di cottura (cattive norme igieniche)
|
Batteri
lattici (eterofermentanti)
Lactobacillus fermentum, L. brevis etc.
|
Inacidimento
|
Forte
abbassamento dell’acidità conseguente alla produzione di acido lattico
|
–
Sopravvivenza alla cottura (batteri lattici termoresistenti)
–
Sviluppo durante la conservazione di batteri lattici psicotropi
|
Batteri
lattici (omofermentanti)
|
Produzione
idrogeno solforato
|
Odore
sgradevole spesso accompagnato da inverdimento
|
Prolungata
conservazione
|
Lattobacilli
|
Filamentosità
|
Viscosità
a livello superficiale
|
Reinquinamento
superficiale successivo alla fase di cottura (cattive norme igieniche)
|
Batteri
lattici
Leuconostoc mesenteroides, L. brevis
|
Colliquazione
|
Colliquazione
tessuto muscolare
|
Resistenza
alla cottura
|
Enterococcus falcium
|
Nei prodotti cotti la
contaminazione è dovuta a impropria igiene di lavorazione e può verificarsi
lungo la catena di lavorazione. La lavorazione del prosciutto cotto e simili
avviene con la salagione e la zangolatura, la cottura a 70°C-72°C , la pressatura negli
stampi e l’estrazione dagli stessi, seguono la toelettatura, il confezionamento
in busta di accoppiato di alluminio, la pastorizzazione a temperature superiori
a 100°C e
per un tempo necessario ad eliminare i germi reinquinanti durante le fasi
precedenti di toelettatura, raffreddamento e affetta mento. Soprattutto in
questa fase terminale (che dovrebbe venire eseguita in camera bianca, si può
verificare una ricontaminazione da germi alteranti e da germi patogeni.
I batteri alteranti sono batteri
lattici come Leuconostoc mesenteroires,
Leuconostoc mesenteroides subsp. mesenteroides, Lactobacillus sakei, Lactobacillus
sakei subsp. carnosus, Lactobacillus curvatus subsp. melibiosus, Lactobacillus plantarum, Carnobacterium
divergens e altre Carnobacterium
spp.
È possibile anche la presenza di Streptococcus thermophilus, di Enterococcus faecium ed Enterococcus faecalis (Korkeala e coll.,
1997; Bjorkroth e coll., 1998; Chenoli e coll., 2007; Hu e coll., 2009).
Qualora presenti per
insufficiente trattamento termico nessuno dei fattori di contenimento è in
grado di impedire il loro sviluppo nel prodotto carneo confezionato sottovuoto
per l’elevata Aw dei substrati carnei (sup. a 0,96).
Nella tabella n. 4 sono riportati
esempi della resistenza al trattamento termico (tempi di riduzione decimale) di
alcuni microrganismi.
Tabella n. 4. Tempi di riduzione decimale di alcuni
microrganismi.
Germi non sporigeni
|
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Salmonella ssp. (media)
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0,02-0,25 min
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1,2 sec
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Salmonella typhimurium
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|
0,06 min
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Salmonella senftenberg
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0,8-1 min
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Salmonella typhi
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1 sec
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Mycobacterium tuberculosis
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12-18 sec
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5 sec
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Listeria monocytogenes
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5-8 min
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0,1-0,3 min
|
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Staphilococcus aureus
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0,2-2 min
|
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2 sec
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Campylobacter
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1,1 min
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Enterobacter
|
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3 sec
|
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Lactobacillus spp.
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0,5-1 min
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Germi
alteranti lieviti e muffe
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|
0,5-3 min
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Spore batteriche
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Bacillus spp.
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0,1-0,5 min
|
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Bacillus cereus
|
5 sec
|
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0,5 sec
|
Bacillus antracis
|
15 min
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Bacillus stearothermophilus
|
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< 300 min
|
4-5 min
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Cl. botulinum type E
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0,01 min
|
< 1 sec
|
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Cl. botulinum spp.
|
50 min
|
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0,1-0,2 min
|
Cl. sporogenes
|
|
|
|
0,1-1,5 min
|
Più resistenti 4tra i germi
asporigeni sono gli enterococchi per i quali il tempo di riduzione decimale è
di 13,6 minuti a 70°C
(Pedrazzoni e coll., 1995).
Diverso, invece, è l’effetto di
alcuni fattori protettivi nei confronti di patogeni eventualmente presenti,
rappresentati da Cl. botulinum, C. perfringens e L. monocytogenes.
Clostridium botulinum
Il batterio appartiene al phylum
dei Firmicutes (ovvero batteri Gram
positivi) e alla classe dei Clostridi, Il genere Clostridium è collocato all’interno della famiglia Clostrodiaceae dell’ordine Clostridiales
Si conoscono 7 tipi sulla base della
specificità antigenica della neurotossina. I sierotipi A, B, E, F causano
botulismo umano; i sierotipi A e B causano anche il botulismo animale. I
sierotipi C e D causano solo botulismo animale, in particolare in bovini. Su
base biochimica, si distinguono ceppi proteolitici (corrispondenti ai sierotipi
A ed alcuni ceppi di B e F) e non proteolitici (E ed alcuni ceppi di tipo B ed
F).
Più dettagliatamente, le
caratteristiche di C. botulinum sono
riportate nella tabella n. 5.
Tabella n. 5. Clostrudium botulinum: gruppi, tossine e
alimenti.
Gruppo
|
Tossina
formata
|
Specie principali
coinvolte
|
Alimenti implicati
|
I (proteolitici)
|
A
B
F
|
Uomo, pollame
Uomo, bovini, equini
Uomo
|
Conserve domestiche, cibi a
bassa acidità
Conserve domestiche, cibi a
bassa acidità, insilati contaminati con carcasse di roditori
Conserve domestiche
|
II (non proteolitici)
|
B
E
F
|
Uomo
Uomo, pesce (salmone)
Uomo
|
Rare epidemie dovute a salumi
fatti in casa
Prodotti a base di pesce
Rari casi
|
III
|
C
D
|
Uccelli, bovini, cavalli
Bovini, ovini
|
Carcasse di vertebrati e
invertebrati
Insilati, lettiere
Carcasse o ossa di piccoli
animali
|
IV
|
G
|
?
|
|
|
gruppo I
|
gruppo II
|
– Valore minimo di pH per la
crescita
|
4,5
|
5,0
|
– Valore minimo di Aw
per la crescita
|
0,95
|
0,97
|
– Temperature di sviluppo
minima
massima
ottimale
concentrazione di inibizione di
NaCl
|
+
45-
10%
|
+ 3,3
40-
30-
5%
|
Clostridium perfringens
C. perfringens appartiene al phylum dei Firmicutes (ovvero batteri Gram positivi, e alla classe dei Clostridi. Il genere Clostridium è collocato nella famiglia Clostridiaceae e all’ordine delle Clostridiales.
Vi sono cinque tipi di C. perfringens (A, B, C, D. E) che sono
identificati con il tipo principale di tossina da essi prodotta (alfa, beta,
iota, epsilon e teta sono prodotte complessivamente 12 tossine).
Le principali tossine prodotte da
ceppi di C. perfringens sono
riportate nella tabella n. 6.
Tabella n. 6. Tipi di C. perfringens e tossine prodotte.
Ceppi di C. perfringens
|
Tossine
|
tipo A
|
alfa
|
tipo B
|
alfa, beta, ed epsilon
|
tipo C
|
alfa, beta
|
tipo D
|
alfa, epsilon
|
tipo E
|
alfa, iota
|
I ceppi responsabili delle
intossicazioni umane appartengono ai ceppi A, i quali elaborano una
enterotossina (CPE+) sensibile al calore (75°C ).
I ceppi causa di intossicazione
nella specie umana sopravvivono la trattamento a 100°C . Il C. perfringens cresce in un intervallo
di temperatura compreso tra 15°C
e 50°C
con un optimum di 43-45°C .
Il valore minimo di Aw è 0,92-0,95 e il pH minimo 5,0.
L’inibizione della crescita dei
clostridi nei prosciutti cotti è dovuto a due fattori di protezione: lo stress
termico, e la capacità del nitrito di inibire l’accrescimento dei germi dopo la
germinazione per l’inibizione do enzimi contenenti ferro e zolfo all’interno
delle cellule dovuta all’ossido d’azoto oppure inibendo la germinazione delle
spore.
Listeria monocytogenes
Lysteria monocytogenes è un batterio Gram positivo, asporigeno,
anaerobio facoltativo mobile a 28°C
per la presenza di flagellli peritrichi (da 1 a 5), catalasi positivo ma ossidasi negativo.
Il microrganismo cresce in un range di temperatura molto largo (tra i + 3°C e i 45°C con un Optimum tra i 30°C e i 38°C . Esso si mantiene vitale
anche a 0°C
e fino a temperature prossime a quelle usate per la pastorizzazione, questo fa
sì che la sua presenza tra i microrganismi infettanti negli alimenti a consumo
umano ne sia tra quelli più presenti ed infestanti.
Ha buona resistenza a condizioni
di pH (tra 4,4 e 4,6) e d temperatura, caratteristiche che la rendono una potenziale
contaminante di alimenti, anche se conservati in frigorifero. È un parassita
intracellulare, riuscendo a evadere efficacemente dal fagosoma.
Appartiene al genere Listeria, famiglia Listeriaceae, ordine Bacillales,
classe Bacilli, phylum Firmicutes.
Lo sviluppo di L. monocytogenes è condizionato
dall’aggiunta di nitrito al prodotto carneo.
Parecchi ricercatori (Buchanan e
coll., 1989; Juntilla e coll., 989; McClure e coll., 1993; McKeiler e coll.,
1987; Ngutter e coll., 2003; Nyachuba e coll., 2007; Augustin e coll., 2007)
hanno dimostrato l’attività di NaNO2 verso alcuni germi patogeni
compresa L. monocytogenes, è
potenziata in concomitanza per la presenza di NaCl, di temperatura di refrigerazione
e di Aw (0,94). La quantità di NaNO2 attiva è risultata
pari a 100 ppm.
Ad esempio Duffy e coll. (1994)
hanno inoculato fette di prodotti carnei cotti confezionati sottovuoto
conservandoli a 0°C
e 5°C . Con
la loro esperienza i ricercatori citati hanno riscontrato l’aumento della fase
di latenza (log fase) in presenza di NaCl durante il calo del pH (da 6m5 a 5,9)
e dell’Aw (0,99 ® 0,96) con arresto di crescita alle basse temperature di
conservazione.
In un’altra esperienza,
ricercatori della Iowa University hanno constatato l’arresto di crescita di L. monocytogenes in presenza di
lattato/diacetato (Schrader e coll., 2009). L’aggiunta del 0,8-3,6% di NaCl e
del 3,2% di lattato e del 0,24% di diacetato al ??? (30-100 ppm) hanno
dimostrato attività antilisteria.
Salami e prosciutti crudi
I possibili contaminanti di
prodotti e di insaccati fermentati e di prodotti stagionati sono riportati
nella tabella n. 7.
Tabella n. 7. Contaminazioni di insaccati fermentati
stagionati e di prodotti stagionati.
Contaminazioni su insaccati
fermentati stagionati
Effetto
|
Controllo agente
|
Cause
|
Agente
|
Inquinamento
batterico patogeni
|
Impiego
di colture batteriche selezionate
|
–
Eccessivo inquinamento prodotto durante le fasi di lavorazione
–
Fermentazione non corretta
|
Salmonelle
Listeria
m.
Staphylococcus
aureus
Clostridium
perfringens,
Clostridium
botulinum
|
Muffe
tossigene in superficie
|
Impiego
colture muffe selezionate
|
Ammuffimento
naturale e non controllato della superficie
|
Aspergillus, Penicillium produttrici di
micotossine
|
Nitriti
– nitrati
|
Impiego
nelle dosi stabilite per legge
|
Impiego
eccessivo
|
|
Contaminazioni su prodotti
stagionati
Effetto
|
Sintomi
|
Cause
|
Agente
|
Ammuffimento
|
Ammuffimento
superficiale e in caso di lesioni anche in profondità
|
Stagionatura
non corretta
|
Penicillium,
Aspergillus
|
Inacidimento
|
Forte
abbassamento dell’acidità
|
Si
verifica nei salumi sottovuoto
|
Streptobatteri
|
Putrefazione
|
Cattivi
odori in corrispondenza dell’osso
|
Non
omogenea penetrazione del sale
|
Generi
Clostridium, Sarcina, Bacillus,
Aerococcus
|
Viscosità
superficiale
|
Viscosità
a livello superficiale
|
Eccesso
umidità e scarsa ventilazione durante la stagionatura
|
Batteri
lattici
|
Salami
I salami fermentati prodotti in
UE si dividono in due gruppi:
1) salami crudi affettabili
(salami, Summer sausage, ecc.);
2) salami crudi spalmabili
(Teewurst-Mettwurst).
In base al metodo di
fermentazione si distinguono in:
– salami a fermentazione rapida;
– salame a fermentazione
medio-rapida;
– salami fermentati.
A seconda dell’umidità contenuta
si dividono in:
– umidi con 10% di calo peso;
– semisecchi con il 20% di calo
peso;
– secco con il 30% di calo peso.
Nel nostro Paese sono preparati
salami del primo gruppo in prevalenza.
Nei salami e, anche nei prodotti
a pezzo carneo unico (prosciutti, coppe, bresaole ecc.) i fattori più comuni
responsabili della loro salubrità e conservabilità (stabilità) sono:
• attività dell’acqua (aw);
• pH;
• umidità relativa
tempo/temperatura;
• % di NaCl nelle salamoie;
• tipo di microflora;
• tecnica di lavorazione.
Questi fattori possono pure
riuscire importanti per garantire la salubrità/stabilità di alcuni prodotti:
• acidità titolabile (% acidità);
• contenuto di umidità;
• confezionamento sottovuoto o in
atmosfera modificata (MAP);
• pressione idrostatica (HPP);
• estratti di spezie e spezie
stesse.
Con i prodotti carnei essiccati,
l’attività dell’acqua è probabilmente il fattore più importante a cui si deve
la loro stabilità. Per i più comuni microrganismi possibilmente presenti in
questi prodotti i valori minimi di aw sono i seguenti:
– Campylobacter 0,98
– Pseudomonas 0,97
– C. botulinum (non proteolitici) 0,96
– C. botulinum (proteolitici) 0,93
– C. perfringens 0,93
– la maggior parte di LAB 0,95
– Salmonelle 0,94
– E, coli =157:H17 0,95
– L. monocytogenes 0,92-0,94
– alcuni LAB 0,92
– S. aureus (anaerobico) 0,90
– S. aureus (aerobio) 0,85
– A. flavus 0,80
Nella tabella seguente sono
riportate le aw medie di prodotti di salumeria prodotti nel nostro
paese.
Tabella n. 8. aw e stabilità commerciale di
salumi.
Prodotto
|
aw
|
pH
|
Confezionamento
|
Temperatura/Tempo
|
|
T°C
|
Giorni
|
||||
Prosciutto
crudo
|
0,90 – 0,93
|
6,0
|
Sottovuoto
|
4, 20
|
60
|
Prosciutto
crudo
|
0,90 – 0,93
|
6,0
|
AP
(30% CO2 + 70% N2)
|
4, 20
|
60
|
Salame
Milano
|
0,95
|
5,4
|
AP
(30% CO2 + 70% N2)
|
4, 8, 15, 21, 25
|
90
|
Salame
Milano
|
0,94
|
5,2
|
AP
(30% CO2 + 70% N2)
|
4, 8, 15, 21, 25
|
90
|
Salame
magro tondo
|
0,94
|
5,1
|
AP
(30% CO2 + 70% N2)
|
4, 8, 15, 21, 25
|
90
|
Salame
gentile
|
0,93
|
5,7
|
AP
(30% CO2 + 70% N2)
|
4, 8, 15, 21, 25
|
90
|
Salame
magro pressato
|
0,95
|
5,2
|
AP
(30% CO2 + 70% N2)
|
4, 8, 15, 21, 25
|
90
|
Pancetta
arrotolata
|
0,94
|
5,7
|
AP
(30% CO2 + 70% N2)
|
4, 8, 15, 21
|
60
|
Bresaola
|
0,93
|
6,0
|
AP
(30% CO2 + 70% N2)
|
4, 8, 15, 21
|
60
|
Salami stagionati
I salami stagionati prodotti nel
nostro Paese sono microbiologicamente salubri e stabili. Ciò è ottenuto per la
combinazione contemporanea di differenti fattori come individuato da Leistner
(1995). La salubrità dei prodotti essiccati è basata sulla migrazione del sale
nella carne e dall’aggiunta di nitrito. Il sale diminuisce l’attività iniziale
dell’acqua inibendo o ritardando la crescita di molti microrganismi
deterioranti favorendo nel contempo, lo sviluppo di LAB normali o di LAB
starter e di stafilococchi starter.
L’aggiunta di nitrito all’inizio
del processo fermentativo per la stabilità del prodotto specialmente perché
inibisce lo sviluppo di salmonella (Poulanne, 1977). Il nitrito sotto forma di
acido nitroso in dissociato (HNO2) è in grado di passare la barriera
ionica della parete della cellula batterica e di disturbare la funzionalità
degli enzimi batterici e quindi la crescita batterica (Cook e coll., 1983;
Pierson, 1987). L’abbassamento del pH verso valori di 5 provoca la riduzione
del nitrito sotto forma di ossido d’azoto (3H2NO2 ® 2NO
+ H2O + HNO3) (Poulanne, 1977).
Durante il primo giorno di
fermentazione la crescita dei microbi nell’impasto del salame utilizza tutto
l’ossigeno presente nella matrice carnea e inglobato durante la tritatura. Ciò
riduce il potenziale di ossidoriduzione (redox) rendendo il nitrito aggiunto
più efficace e blocca la crescita dei batteri aerobi Gram negativi (Pseudomonas e altri) presenti nella
carne fresca (Lucke e coll., 1987; Krockel e coll., 1995). Dopo pochi giorni di
fermentazione si verifica la presenza di un elevato numero di LAB, i quali
scindendo gli zuccheri naturali, o quelli aggiunti, producono acido lattico con
conseguente diminuzione del pH con conseguente leggera azione inibenti i
batteri non lattici (Luecke, 1980; Cherrington e coll., 1991).
L’ostacolo (o fattore) principale
che favorisce la crescita di lattobacilli e di stafilococchi coagulasi negativi
è la bassa attività dell’acqua del salame (Krockel, 1995). Il basso valore di
pH diminuisce la capacità di ritenzione dell’acqua della carne favorendo il
decorso della disidratazione del tessuto carneo.
Inibizione di batteri patogeni presenti nei salami fermentati
La crescita di enterobatteri,
come la Salmonella
è inibita dell’acido nitroso derivato dal nitrito, dalla bassa tensione dei ossigeno
e dall’attività dell’acqua (aw) (Smith e coll., 1975; Poulanne,
1977; Sirvie, 1977).
In proposito, la rapida
diminuzione dell’attività dell’aw al di sotto di 0,94 ha l’effetto di
distruggere gli enterobatteri rompendo la parete di seguito alla sottrazione di
umidità.
La combinazione sale, nitrito,
bassa aw e pH impedisce lo sviluppo di L. monocytogenes come verrà specificato di seguito.
Inibizione della crescita di Listeria
nell’impasto di salami interi ed affettati
Diversi lavori sono stati
effettuati da ricercatori italiani e stranieri per verificare il comportamento
di L. monocytogenes in fette di
salame. Si elencano i più significativi: Zdolee e coll. (2007), Garofani e
coll. (2008), Coppet (2007), Comin e coll. (2009), De Bernardinis e coll. (2009), Dominelli e
coll. (2011).
Tutti questi ricercatori hanno
dimostrato non solo l’attività inibitrice degli impasti nei confronti di L. monocytogenes, ma anche la
diminuzione del numero di cellule del microrganismo durante la stagionatura o
il confezionamento delle fette in MAP.
In particolare Grisenti e coll.
(2009) hanno potuto dimostrare che L.
monocytogenes non si sviluppa nei salami giunti a maturazione che
presentano un valore di aw compreso da 0,92 a 0,95 e dei valori di
pH da 5,1 a
5,7. Questa inibizione è stata osservata sia a temperature di refrigerazioni
normali (da +4 a
+8°C ) sia
a temperatura ambiente di 15°, 21° e 25°C .
Anche E. coli O157:H7 è inibito ed eliminato nei salami essiccati
stagionati tanto che il FSIS ha sospeso le indagini dopo aver fatto esaminare
10.000 campioni dal 2000 al 2009 (Scott-Thomas, 2011).
Prodotti carnei salati ed affettati (bresaole, pancetta, prosciutti)
Grisenti e coll. (2008) hanno
valutato il possibile accrescimento di L.
monocytogenes in pancetta preaffettata e confezionata in atmosfera
protettiva durante la vita commerciale del prodotto. I ricercatori non hanno
registrato alcun aumento delle L.
monocytogenes inoculate evidenziando contemporaneamente una drastica
riduzione delle cellule a 4°C ,
8°C , 15°C . Per questo prodotto i
fattori inibenti sono dovuti ad aw, nitrito, e con inoltre
probabilmente agli acidi grassi liberi
prodottosi per auto lipolisi durante la maturazione e per durata della vita
commerciale.
Grisenti e coll. (2004) hanno
controllato il comportamento di L.
monocytogenes in prosciutti crudi interi, in tranci confezionati e in fette
in atmosfera protettiva. I valori di aw dei prodotti erano compresi
tra 0,90 e 0,93 e le temperature di conservazione alle quali son ostati
mantenuti risultavano pari a 3-8°C
e 20°C e
in tutti i campioni esaminati questi ricercatori hanno constatato nessun
accrescimento di L. monocytogenes con
la riduzione progressiva delle cellule batteriche.
Nel 2005 Comi e coll. hanno
esaminato l’andamento di L. monocytogenes
in porzioni di prosciutto crudo confezionati sottovuoto e in MAP (15% CO2/85%
N2) una parte addittivata con sodio lattato/sodio diacetato
(1,5%-1%) registrando la riduzione del numero delle Listerie inoculate indipendentemente dall’attività dei conservanti
aggiunti.
Nel 2009 Barbuti e coll. hanno
validato il processo produttivo del prosciutto crudo per l’inattivazione di L. monocytogenes. I risultati ottenuti
con la sperimentazione hanno dimostrato che il processo produttivo è in grado
di maturare sia L. monocytogenes che Salmonella spp. In questa lavorazione i
fattori inibenti sono la modalità di salagione iniziale e la progressiva
diminuzione della aw tessutale.
Nel 2010 Boni e coll. hanno
verificato il comportamento di L.
monocytogenes durante il periodo di vita commerciale del prosciutto crudo
di Modena, nell’ipotesi di ricontaminazione in corso di porzionatura in tranci
o successivo confezionamento sottovuoto.
In base ai risultati ottenuti
questi ricercatori hanno evidenziato che il prosciutto crudo di Modena non è un
alimento in grado di supportare la crescita di L. monocytogenes. Tale situazione si è verificata sia a 5°C , 10°C e 20°C .
Altro prodotto esaminato è stata
la bresaola.
Si sono occupati del salume
Cantoni e coll. (2006), Frustoli e coll. (2007) e Miraglia e coll. (2009).
I primi ricercatori citati hanno
escluso la possibilità di sopravvivenza di L.
monocytogenes durante il processo di produzione. I restanti hanno
considerato la possibilità di ricontaminazione del prodotto durante
l’affettamento e il comportamento di L.
monocytogenes durante la vita commerciale.
I risultati ottenuti in queste
prove hanno dimostrato la riduzione del patogeno durante la vita del prodotto
garantendo così la sicurezza alimentare del salume.
Le conclusioni raggiunte
segnalano l’impossibilità di crescita di L.
monocytogenes e la sua costante inattivazione durante la conservazione e
quindi i risultati ottenuti devono essere attribuiti alle caratteristiche
chimico fisiche del prodotto (sale, aw e nitrito) oltre alla
competizione esercitata dai lattici sviluppatisi nelle confezioni.
Inoltre, risultati identici,
relativi al comportamento di L.
monocytogenes, E. coli O157:H7 e Salmonella spp. erano stati ottenuti da
Ng e coll. nel 1997.
Altri fattori condizionanti lo sviluppo di germi alteranti o
deterioranti gli alimenti
Il confezionamento sottovuoto e
in atmosfera modificata
1) Confezionamento sottovuoto
Le azioni del sottovuoto nei
confronti dei microrganismi sono duplici e precisamente una azione inibitrice
ed una selettiva come di seguito sintetizzato:
– Azione inibitrice:
• particolarmente accentuata sui
germi aerobi,
• aumento della fase di latenza,
• ridotta velocità di
moltiplicazione,
• limitata densità cellulare
massimale (numero germi in fase stazionaria).
– Azione selettiva:
• soppressione quasi totale Pseudomonas (70% flora microbica iniziale),
• moltiplicazione anaerobi
facoltativi,
• batteri lattici, in particolare
dominano i lattobacilli (50-60% del totale),
• i lattobacilli inibiscono le Enterobacteriaceae,
• Brochothrix thermosphacta: nelle carni a pH elevato raggiunge il
40%
• Salmonella e C. botulinum
sono inibiti totalmente se sono rispettare le condizioni di refrigerazione.
Il confezionamento in atmosfera
protettiva
Il confezionamento in MAP
consiste nella estrazione dell’aria dalla confezione con la sua sostituzione
con gas quali la O 2,
la CO 2
e l’N2 in proporzioni diverse a seconda del prodotto.
I vantaggi del confezionamento in
atmosfera protettiva consistono in:
1) eliminazione della confezione
dovuto alla pressione esterna;
2) miglioramento delle
caratteristiche batteriostatiche della confezione e, quindi, aumento della vita
commerciale;
3) mantenimento del colore rosso
della carne rossa.
Il gas attivo nei confronti dei
batteri aerobi deterioranti è la CO 2
che si scioglie nell’acqua tessutale e nel grasso abbassando il pH del prodotto
carne.
Per i salumi affettati si usano
di solito concentrazioni di 30% CO2 + 70% di N2.
Impiego di colture bioprotettive
Colture batteriche possono venire
aggiunte a prodotti a base di carne per impedire la crescita di patogeni e per
aumentare la loro vita commerciale e sono denominate “protettive”.
La loro capacità antagonista è
dovuta alla inibizione per competizione dei nutrienti e alla produzione di uno
o più metaboliti attivi riportati e sono costituite da germi lattici (LAB)
nella tabella n. 9.
Tabella n. 9. Effetti antimicrobici dei batteri lattici.
Effetto antimicrobico…
|
Diretto contro…
|
Sintesi di acidi organici
|
Batteri Gram negativi
putrefattivi: Enterobacteriaceae, Pseudomonas spp., Alteromonas spp., Shewanella
spp.
|
Sintesi di batteriocine
(polipeptidi a basso peso molecolare, 35.000-45.000 D capaci di bloccare la
crescita di altre forme microbiche)
|
Altri batteri lattici
Batteri Gram positivi alteranti
|
Produzione di perossido di
idrogeno (acqua ossigenata H2O2)
|
Batteri Gram negativi e Gram
positivi putrefattivi e patogeni
|
Metaboliti a basso peso
molecolare (diacetile, reuterina)
|
Per lo più, batteri Gram
negativi
|
Effetto competitivo per
principi nutritivi e spazio vitale
|
Batteri Gram positivi e Gram
negativi alteranti
|
Le batteriocine sintetizzate dai
lattici esercitano azioni antibatteriche diverse, hanno diverso peso
molecolare, diversa origine genetica e proprietà biochimiche e quindi sono
divise in quattro gruppi: I) lantobiotici; II) piccoli peptidi stabili; III)
proteine di grosse dimensioni labili al calore e IV) complessi proteici (Nes,
1996; Klaenhammer, 1996).
Il gruppo II è il più
interessante per l’industria delle carni.
Per esempio, la curvicina A
(Tichaczek e coll., 1992) e le sakacine A.PeK (Holk e cll., 1992; Tichaczek e coll.,
1992; Hugas e coll., 1995) prodotte da ceppi di L. curvatus e di L. sakei
sono molto attive nei confronti degli altri LAB e di L. monocytogenes, mentre la pediocina PA-1/AcH sintetizzata da Pediococcus acidilactici, P. parvulus e L. plantarum inibiscono la crescita di S. aureus, L. monocytogenes
e C. perfringens legandosi alla
parete cellulare (Bhunia e coll., 1988, 1991; Christensen e coll., 1992; Luchonsky
e coll., 1992; Klaenhammer, 1993; Eijsink e coll., 1998). Similmente al modo di
azione della lisina (classe I), anche le batteriocine di classe II formano pori
nelle pareti cellulari batteriche che causano la fuoriuscita di ioni (Bhunia e
coll., 1991; Chikindas e coll., 1993; Kaiser e coll., 1996; Chen e coll., 1997)
ma non si verifica alcuna scissione dell’ATP causata dai piccoli pori provocati
da queste batteriocine differentemente da quanto avviene con i pori formati
dalle batteriocine del tipo I. Tuttavia l’ATP cellulare è consumato per
mantenere integre le forze protoniche dissipate dalla formazione dei pori (Chen
e coll., 1995).
L’attività antibatterica delle
batteriocine si esercita solo nei confronti dei germi Gram positivi poiché i
batteri Gram negativi posseggono due membrane attraverso le quali le
batteriocine idrofobiche non possono penetrare (Helander e coll., 1997). Lo
strato più interno della membrana esterna, infatti, è fatto da
glicerofosfolipidi, mentre quello esterno è formato da lipopolisaccaridi. A
loro volta i lipopolisaccaridi sono composti da uno strato interno lipidico e
idrofobico e da uno esterno eteropolisaccaridico idrofilico, che è stabilizzato
da cationi divalenti (Nikido e Vaara, 1985). Questa struttura spiega
l’impossibilità di penetrazione delle batteriocine prodotte dai LAB. Ceppi di Lactobacillus sakei e di Lactobacillus curvatus sono stati
impiegati per impedire lo sviluppo di lattici deterioranti in fette di
prosciutto cotto confezionate in atmosfera protettiva (CO2/N2)
con esito favorevole consentendo l’aumento della durata della vita commerciale
(Bredholt e coll., 2001; Meetaxopoulus e coll., 2002; Hu e coll., 2008; Comi e
coll., 2011). Va segnalata che l’inibizione dei lattici deterioranti è
rafforzata anche dall’azione della CO2 presenti nella MA.
L. sakei (bac +) inoculato in prosciutto cotto ha dimostrato anche
la capacità di inibire lo sviluppo di L.
monocytogenes (Alves e coll., 2006).
Nei salami crudi l’attività
inibente è stata documentata più volte. Come esempio riportiamo il protocollo
delle prove eseguite dalla BIOAGRO (comunicazione personale) con un ceppo di L. sakei (SA8) inoculato in impasto di
salame contaminato con Listeria.
L’impasto carneo per salame
nominato SA8 è stato inoculato con 1×106 U.F.C./g di Lactobacillus sakei TH579 (concentrazione
consigliata nella busta commerciale di SA8) e con 1×103 U.F.C./g di Listeria innocua. Il campione di controllo
è stato inoculato solamente con 1×103 U.F.C./g di Listeria innocua.
Il test è stato condotto in
quattro ripetizioni; ad ogni prova sono state effettuate delle conte microbiche
in terreno MRS pH 5,7 incubato a 30°C
× 72 ore per i lattobacilli e in terreno ALOA 37°C × 48 ore per Listeria, le conte sono state eseguite
al momento dell’impasto, a sette e a venti giorni. I valori riportati nella
tabella n. 10 sono la media delle quattro prove.
Tabella n. 10. Cariche microbiche espressse in U.F.C./g.
Campione
|
Stagionatura
giorni
|
Listeria
U.F.C./g
|
Lattici
U.F.C./g
|
Controllo
|
0
7
20
|
1,0E+03
6,1E+0,4
6,7E+05
|
4,6E+04
6,9E+07
1,3E+08
|
SA8
|
0
7
20
|
1,1E+03
8,1E+0,2
6,1E+02
|
8,5E+05
4,4E+08
5,3E+08
|
Nel campione SA9 risulta ben
evidente che lo sviluppo di Listeria viene
completamente inibito, mentre nel campione di controllo (ctr) Listeria si sviluppa liberamente sino ad
arrivare a una concentrazione superiore di ben due logaritmi in 2 giorni (Fig.
1).
La popolazione di batteri lattici
indigeni nel controllo presenta una concentrazione iniziale più bassa rispetto
al campione inoculato con Lactobacillus
sakei, il tasso di crescita è comunque simile, entrambi i campioni arrivano
ad una concentrazione finale superiore a 108 U.F.C./g, evidentemente
i batteri lattici indigeni non sono in grado di competere e di frenare la
crescita di Listeria.
L’azione inibitoria di Lactobacillus sakei nei confronti di Listeria si interpreta in una rapida
colonizzazione dell’impasto e nella conseguente attività acidificante, oltre
che nella competizione per le sostanze nutritive. Il ceppo inoculato presenta
un buon tasso di crescita anche a basse temperature, l’acido lattico prodotto
assieme all’azione del sale e alla progressiva riduzione dell’acqua libera
blocca lo sviluppo di Listeria.
Risultati analoghi sono stati
ottenuti di recente da Castro e coll. (2011).
Metodi chimici e fisici per la salubrità di salumi affettati
Due acidi organici, il potassio
lattato (PURASAL, Hipure P) e una miscela di potassio lattato e di sodio
diacetato hanno dimostrato di esercitare effetto batteriostatico nei confronti
di L. monocytogenes ed è attualmente
impiegata in insaccati (Millefont e coll., 2007).
Un nuovo conservante è stato
ultimamente messo a punto dalla LAMIRSA con la collaborazione della tedesca
Inc. USA e si tratta dell’arginato laurico.
Il composto è un etilestere
N°lauril-Larginina-monocloridrato denominato LAE.
LAE è un conservante efficiente
con un largo spettro di azione, attivo sui batteri Gram positivi e Gram
negativi, lieviti e muffe (Univ. Barcellona, 2004). La contaminazione microbica
e la moltiplicazione avvengono nella fase acquosa dei prodotti alimentari,
l’eccezionale attività del LAE è parzialmente dovuta alla solubilità del composto
(g 247/l di acqua) il coefficiente di partizione tra acqua e olio è superiore a
10). LAE è stabile e mantiene la sua attività a pH compresi tra 3 e 7 e a
temperature sotto 106,1°C
(LHA, 2001 a ,b).
La proprietà antibatterica di LAE
è dovuta alla sua azione sulla membrana citoplasmatica dei microrganismi in
modo tale da alterare i processi metabolici e il loro normale processo vitale è
inibito senza provocare la lisi cellulare.
Il prodotto può essere
addizionato ai prodotti carnei anche prima della loro cottura.
Per concludere, l’effetto
dell’applicazione di pressione elevata per eliminare i batteri presenti nelle
fette di prosciutto cotto confezionate sottovuoto è stato attuato da Han e
coll. (2011) impiegando pressioni di 400-600 MPa per 10 minuti alla temperatura
ambiente di 22°C .
Il trattamento ha dimostrato un
effetto sul maggior numero dei batteri alteranti presenti sulle fette di
prosciutti cotti.
Ambedue gli impieghi dei sistemi
di sanificazione devono essere continuati per ulteriori approfondimenti.
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Riassunto
Sono descritte le attività di
fattori estrinseci ed intrinseci inibenti i batteri patogeni e deterioranti in
affettati di salumeria.
Summary
Spoilage and pathogenic inhibition of intrinsec
fied extrinsec factors in sliced meat products
The intrinsic and extrinsic factors which are
able to inhibit the growth of spoilage
and pathogenic bacterial have been described in detail in the text.
in quali casi il ph di un salame aumenta? non dovrebbe aumentare a causa dell'attività proteolitica?
RispondiEliminaGrazie
Christian