lunedì 9 ottobre 2017

SOPRAVVIVENZA DI VIRUS IN CARNI SUINE E PRODOTTI DERIVATI


Carlo  Cantoni, libero docente in Ispezione degli alimenti di Origine Animale, Milano                                       

VIRUS: Generalità                                                                                                                                    
I  virus sono elementi genetici mobili in quanto trasportano all’interno di un involucro proteico detto capside, una molecola di acido nucleico DNA O RNA, che pervenuta nella cellula ospite ne riprogramma e gestisce gli enzimi coinvolti nei processi trascrizionali e trasduzionali per produrre un gran numero di nuovi virus rilasciati poi all’esterno. Essi hanno piccole dimensioni comprese tra 20 e 400 nm. Essi hanno un tropismo specifico per un particolare ospite nelle cui cellule si moltiplicano contaminando le carni poi utilizzate per la trasformazione in prodotti derivati. In molti Di questi vengono inattivati durante la stagionatura, Ogni virus presenta una forma extracellulare metabolicamente inerte, detta virione, che è responsabile del riconoscimento della cellula ospite nella quale inietta l’acido nucleico dando inizio alla fase intracellulare del suo ciclo vitale che coincide con il processo infettivo vero e proprio.
I. Classificazioni dei virus.  
La classificazione dei virus  inizia a livello di ordine, precisamente: -Ordine (suffisso-virales) -Famiglia (suffisso-vjridae) -Sottofamiglia (suffisso-virinae) -Genere (suffisso-virus) -Specie,                                 
Una classificazione basata sugli acidi nucleici è quella proposta da Baltimore (1971) che individua dei virus in 7 classi: Classe I: Virus a DNA a doppio filamento; Classe II: Virus  a DNA a singolo filamento; Classe III: Virus a RNA a doppio filamento; Classe IV: virus a RNA a filamento singolo Classe V: Virus a RNA a singolo filamento in senso negativo; Classe VI: Virus a RNA a singolo filamento  con intermedio DNA; Classe VII: Virus a RNA a doppio filamento con intermedio RNA; Un altro schema di identificazione usato è lo LHT basato sulle caratteristiche chimico fisiche dei virus nei quali il tipo di acido nucleico (DNA o RNA) la simmetria (elicoidale o elicosaedrica, o complessa). La presenza di  involucro, in diametro del capside, il numero dei capsomeri.                                                                   
Virus: loro sopravvivenza in carni suine e prodotti derivati.                         
Nelle carni di suino la presenza di virus patogeni per questi animali e per l’essere umano  è sempre possibile. Per garantire la sicurezza alimentare  di carni con virus è opportuno conoscere i tempi di loro sopravvivenza in questi alimenti Su questo problema sono state effettuate numerose ricerche delle quali, in questo testo, si riportano i dati riportati da Farez & Coll. (1997) completati, inoltre, dalla descrizione del virus patogeno per il suino  e per l’essere numano responsabile di epatite. Poiché’ molti virus derivano dall’ambiente esterno si premettono  indicazioni in proposito.          
                                                                                                       
 -Resistenza di virus nell’ambiente.
I virus patogeni e non patogeni ,ovviamente, devono essere in grado  di sopravvivere nell’ambiente esterno. I fattori influenzanti la loro sopravvivenza includono la temperatura, il pH, l’umidità, la luce solare e ultravioletta, certi ioni inorganici Differenti virus anche nell’ambito delle stesse famiglie variano nella loro resistenza ai fattori citati. La resistenza allo stress ambientale dipende dal tipo di acido nucleico del virus, dalla struttura delle proteine  formanti l’involucro capsidico e l’involucro lipidico se presente. I  virus a doppia catena sono più resistenti alla inattivazione degli UV rispetto ai virus con RNA a catena singola. I virus con envelope lipidico sono generalmente meno resistenti alle condizioni avverse. La maggior parte dei virus enterici sono probabilmente in grado di sopravvivere per settimane  e mesi nell’ambiente esterno alle temperature ambientali e, forse, per anni a asse temperature (Bosch & Coll.2004; & Coll.2004).Alcuni virus aderiscono prontamente al materiale usato per confezionare gli alimenti, come l’acciaio inossidabile, il rame, il politene il poliviilcloruro (Kucovica-Ibrulj (2004). Molti virus, come quello dell’epatite A rimangono infettanti nei vari cibi per più di un anno. La sopravvivenza dei virus nell’acqua, nel suolo, e negli aerosols e su varie superfici è di solito più lunga alle basse temperature. I virus tollerano meno il calore e perdono rapidamente l’attività alle temperature ambientali elevate quando presenti sulle superfici, o nel suolo, o nell’acqua. La tolleranza all’acidità è favorevole per i virus presenti negli alimenti perché li rendono capaci di sopravvivere nel tratto gastrointestinale.  

II Persistenza di virus suini patogeni nelle carni e nei prodotti derivati 
 -Virus del’afta epizootica (Foot mouth disease) 
L’agente causa della malattia e un coronavirus, genere Aphthovirus. La sua presenza  verificata nei prodotti derivati è di: - 30 giorni in vari organi refrigerati come polmone, sangue, intestino (Savi & Coll.1962) .- 24 ore in milza refrigerata, fegato, fegato e reni (Savi & Coll.1962),  -210 giorni in polmoni congelati, intestino, stomaco, lingua, rene, milza e fegato (Savi & Coll.(1972),  -170 giorni in prosciutto di Parma (MeKercher & Coll. 1987)  -182 giorni in prosciutto bianco serrano,- 168 giorni nel prosciutto iberico. - 112 giorni nel prosciutto di spalla iberico,42 giorni nella lonza iberica (Mebus & Coll.1993)  -190 giorni in bacon salato e 183 nel grasso (Dhenin & Coll.1980.- 50 giorni nella salsiccia Dhenin & Coll.1980)  – 250 giorni nell’intestino (McKercher & Coll.1978. – 7 giorni nei salami (Panina & Coll.1991), -10 giorni nella lingua e 1 giorno nel muscolo (Cottral & Coll.1969). Il virus viene inattivato dalla temperatura di 69°C. African swine fever o Peste suina africana. 
L’agente causa dell’infezione  appartiene al genere Asfavirus, famiglia Asfaviride. E’ a doppio filamento (DsDNA) ed è trasmesso da una zecca del genere Ornithodoros. La persistenza del virus è di:  - 104 giorni nella carne congelata e refrigerata (Van Oirscho & Coll.1989). – 140 giorni nel prosciutto iberico, 140 giorni nel prosciutti di spalla iberico,112 giorni nella lonza suina iberica:- 40 giorni nel prosciutto bianco serrano (Melbus & Coll.(1993). -399 giorni nel prosciutto di Parma (McKercher & Coll.1980. – 30 giorni nel salame piccante (peperoni salami) (Herniman & Coll.1973).- 30 giorni nel salame (McKercher & coll.1978) Il virus viene inattivato alla temperatura di 69°C,   
- Febbre classica del suino o Classical swine fever,o hog cholera) CSFV) La malattia è provocata da virus del genere Pestivirus, famiglia Flaviviridae ( un solo sierotipo, tre  genotipi principali e 10 subtipi) E’ presente per:-4.5 anni nella carne congelata (Van Oirschot & Coll.1977).- 1 mese in carne suina salata .- 2 mesi in midollo osseo, di  suino presene  nella carne suina salata (Van Oirschot & Coll..1989). -90 giorni nel salame (Savi & Coll.1962), -75 giorni  nei salami italiani (Panina & Coll.1991), - 90 giorni nel prosciutto (muscolo e grasso)(Savi & Coll.1962), - 70 giorni nella coppa, lardo e midollo spinale (Savi & Coll.1975).- 226 giorni in fegato refrigerato a 0 -4°C e congelato a-6°C (CE,Bull.1975). – 225 giorni nei prosciutti iberici.- 126 giorni nella lonza iberica (Mebus & Coll.(1993). – 140 giorni nel prosciutto iberico bianco serrano(Sybesma & Coll.1987.- 189 giorni nel prosciutto di Parma, (Mckerker & Coll.1987)  -147 giorni in budelli trattati con acqua a 42°C per 30 minuti(Mckercher & Coll.1987).    
-Inattivazione termica del virus :pastorizzazione prosciutto inscatolato a 67°C, 71°C per 1 minuto,69° C per 15 minuti.         
-Malattia. vescicolare del suino (SVD) o swine vescicolar disease   
L’agente della malattia è un virus a RNA monocatenario appartenente al genere Enterovirus, famiglia Picornaviridae. Il virus sopravvive per; - 300 giorni nel prosciutto di Parma ( MacKercher & Coll.1985). -200 giorni sei salami piccanti al peperone e nei budelli trattati (McKercher & Coll.1974). – 400 giorni nel  salame piccante al peperone  – 780 giorni in budelli trattati (Graves & Coll.1975), -40 giorni nel salame piccante. -509 giorni nel budello non trattato (Hedger & Coll.1989). – 28b giorni nella lonza suina (Magar & Coll 1995). -112 giorni nel prosciutto di spalla iberico, - 560 giorni nel prosciutto iberico -530 giorni nel prosciutto bianco serrano  (Mebus & Coll.1993). 

III Un virus zoonotico 
Mentre quelli prima citati sono virus animali patogeni per il suino, l’agente della epatite E  contamina molte specie animali e può infettare l’essere umano. Il virus è un RNA monocatenario a polarità positiva, privo di envelope del genere Orthohepevirus nella famiglia Hepeviridae.                                                                                               
La famiglia Hepeviridae è divisa in due generi : l’Orthoepevirus che  contiene HEVs che contamina infettando le specie mammifere ed aviarie e Pescihepevirus che contiene EHVs che infettano  la trota O,clarkii.  
Il genere Orthoepevirus è diviso in quattro differenti subgeneri a seconda della specie animale contaminata. L’ Orthohepevirus A raggrupa gli HEV  di umani, suini, cinghiali, cervo, manguste, cammello. L’Orthohepavirus B contiene l’HEV del pollo: L’Othohepavirus C contiene gli HEVs di ratti, toporagno, furetto, e visone L’Orthohepatovirus D contiene. HEV isolato dai pipstrelli. Entro il genere Orthohepatovirus A vi sono sette differenti genotipi.HEV.1  e HEV-2 sono propri degli umani, mentre HAV-3 e HEV-4 sono zoonotici col suino come fonte, HEV- e HEV-6 sono stati  isolati da cinghiali in Giappone e HEV-7 sono isolati da dromedari in Dubai . Ceppi prototipi compresi tra HEV-! e HEV-4 sono rispettivamente il Burmese, il Messicano, lo Statunitense e  il Cinese,                                    
Ciascun genotipo è suddiviso in molti subgenotipi, dei quali il più importante è l’HEV3a  ,Il genotipo 1 si divide in 5 subtipi,il 2 in 2 subtipi,il 3 in 10 subtipi e il 4 in 7 subtipi.        
HEV è stato isolato da numerose specie animali, come prima specificato e anticorpi sono stati riscontrati in pecore, capre, bovini, cani e asini. I suini  sono comunque la fonte principale dei genotipi capaci di infettare gli umani.  La severità dell’infezione varia da epatite subclinica a fulminante .I sintomi consistono in epatomegalia, febbre, debolezza vomito e ittero. Le persone adulte e quelle anziane  sono quelle più infettate, così come le donne incinte. Vi sono differenze nella severità dell’infezione poco comprese, presunte sul denotipo HEV., la quantità della carica infettante virale, le confezioni e lo stato immunitario dell’ospite.HEV-3 e HEV- 4 sono meno patogene per l’essere umano rispetto a HEV-1 e HEV-2, Sono professionalmente esposti all’infezione virale veterinari, macellatori ed allevatori di suini(Protetto & Coll.2016)                                                                   
Oltre al contatto diretto con i suini,la trasmissione zoonotica del virus HEV si è verificata anche tramite il consumo di carne di fegato di cinghiale, cervo  contaminate crude .o insufficientemente cotte  ( Mirazo &Coll.2014),Bouquet & Coll.(2011), Meng & Coll.(2011), Bouquet & Coll. (2011) Pavio & Coll.,Colson & Coll.(2010), Deest & Coll,(2007),Masuda & Coll.(2005), Matsuda & Coll.(2003), Tei & Coll.(2003), Yazaki & Coll. (2001). Precisamente ,la  presenza di RNA HEV è stata accertata in carni e fegato venduti al dettaglio negli USA (Feagins & Coll.2007,Olanda) Bouwknegt & Coll.2007; nel Regno Unito (Berto & Coll.2012),  in Italia, Spagna e Repubblica Ceca (Di Bartolo & Coll;2012), in Germania (Wenzel & Coll.(2011), in Francia (Berto & Coll.2013) .        
Casi  di episodi di epatite da HEV in Francia sono stati riportati da Renau & Coll,(2014).Sempre in Francia Pavio & Coll.(2014)hanno identificato RNAHEV nel 3-30 % di quattro differenti preparazioni  di carne suina a base di fegato: 1) fegatelli con fitone; 2)  fegato salato essicato; 3) quenelle e pasta di quenelle; 4)salsicce fresche o essiccate. Tutti questi prodotti  sono stati consumati crudi o insufficientemente cotti. Il virus è inattivato dal calore a 71°C per 20 minuti e la cottura a temperatura inferiore ha originato 70 casi di HEV in soggetti che avevano consumato carne di suina cotta allo spiedo, sempre nella stessa nazione (Guillois & Coll.2015).   
Infine ,in Germania, Szabo & Coll.(2015) hanno identificato il genoma di HEV nel 20% di salsicce di fegato crude e nel 22% in salami di fegato. Le sequenze evidenziate hanno dimostrato un’ampia diversità riconducibile a vari subtipi di HEV3.  Per quanto riguarda la diffusione dell’epatite E  nella UE , Aspinar & Coll. (2017) hanno descritti ed elencati i casi di HEV umani registrati in 20 paesi Europei dal 2005 al 2015,accertando  un aumento del numero dei casi diagnosticati da 516 casi per anno nel 2005 a 5167 casi nel 2015 ,sottolineando inoltre che solo 20  su 30 dei paesi oggetto della ricerca effettuano un  sistema specifico di sorveglianza.          

IV Precisazioni sulla trasmissione del virus HEV dalla carne e prodotti derivati agli umani.      
La trasmissione del virus della epatite E  è stata attribuita al consumo di  carni e fegato crudi o insufficientemente cotti e a prodotti di salumeria a base di fegato crudo, anch’esse consumata senza o insufficiente trattamento termico. Per gli altri numerosi prodotti di salumeria la situazione è diversa. Nei prodotti di salumeria stagionati per da 12 mesi in poi (prosciutti, prosciutti di spalla  ,capocolli, culatello e culaccia) i virus animali l’HEV sono inattivati e non esiste rischio alcuno di infezione. La stessa affermazione vale per i prodotti cotti i cui trattamenti termici per  gradi di temperatura di cottura  e per la sua durata garantiscono la loro salubrità al consumo. Per altri tipi di salumi  con stagionatura più breve non si posseggono dati sebbene non siano mai stata evidenziata alcuna correlazione tra loro consumo ed epatite. Considerando la presenza di  NO  negli impasti di salame  formato dalla riduzione del nitrato e dalla dismutazione del nitrito e la sua capacità di inattivazione di alcuni virus  come l’herpes simplex (Croen 1993),virus delle encefalomiocardite (Guiilemond & Coll.1996) e virus influenzali (Mac Mullin 2012) è lecito supporre una sua capacita inattivte i virus HEV- Non si deve dimenticare, inoltre, che le fonti di contagio possono essere anche acqua contaminata, molluschi e carni crude di  cervo e di  cinghiale. I dati sulla sopravvivenza dei virus devono essere interpretati con cautela. Alcuni virus, compresi il norovirus umano, che è responsabile di un’ampia percentuale di infezioni virali alimentari non sono ancora coltivabili in vitro e notevole difficoltà  di crescita in terreni colturali in vitro  è propria dei virus HEV. Inoltre la determinazione di questi virus è usualmente eseguita da metodi PCR per la identificazione nel campioni di RNA o DNA virali, ciò può dimostrare che un virus è stato presente  nel campione, ma non prova che il virus sia infettante.                                                                                           

Riassunto 
Sono riportati i tempi di sopravvivenza citati nella letteratura specifica di virus animali e  di HEV zoonotico in carni suine, fegati e prodotti derivati. Sono altresì indicate le temperature e i tempi di inattivazione dei virus.

SUMMARY                
Virus survival in pig meat and derived products
Survival virus times mentioned in the specific literature of animal viruses and HEV virus which are found have in meat, livers and derived products have been reported. Also the times and temperatures for they inactivation have been indicated.                                                    

Bibliografia 
Aspinar E.;Cuturier E.;Faber M.( 20017) www.eurosurveillance org.   
Berto A; Martelli F.;  S. & Grieson S.& Coll.(2012)b Emerg.Inf.Dis.19,264-266    
Berto A.; G S.; Grierson S.; Hakze-van der Honig R.& Coll.(2013) Emerg. Inf. Dis.19,264-266
Bosch  A.;Puntò A.M.;Amed F.X.(2006) in Goyal S,, (ed) Virus in foods, pp 151-187, springer, New York.   
Bouquet J.;Tesse S.;Lunazzi A. & Coll.(2011)Emerg.Inf.Dis.17,218-225    
Bouwknegt M.; Lodder-Verschor F. Van der Poel & Coll.(2007) J.Food Prot.70,2889-2895    
Colson P.; Derentan P.; QueyrauxB.& Coll. (2010) J.Infect.Dis. 202,825-834 c
Cottral G.E.(1969) in Bull. Off. Epizoot.71,549-568      
Croen K.D (1998)J:Clin.Invest.91,2248-2452. 
Deest S.; Zehner L.; Nicard E.& Coll. (2007)Clin.Biol.31,1095-1097    
Dhenin L.;Frouin A.;Gicquel B.& Coll. (1980) Bull.Acad. Sci.Fr.53,349-355    
Di Bartolo I.;Diez-Valvarce M.;Vasickova F.(2013) Emerg.Inf.Dis. 18,1282-1289     
Farez S.;Morley R.S.(1997) Rev,sci.tech.Off.Ep. 16,1.             
Feagins A.R.;OprressnigT.;Guinelle D.(2007) J.Gen.Virol. 88,912.917   
Graves J.;Mckerker P.D (1975) SVD ln Diseases of swine,4th Ed.(H.W.Dunne &A;D;Lemans Eds) Iowa Un-Press,Ames.Iowa,1,2/2 pp.        
Guillemard E.;Gentereu E.;Kergot R.(1996)Antimicrob.Agents Chem 40,1057-1059 
Guillois Y.;Abranomet A.; Miura T. (2016)Clin.Infect.Dis.62,361-367   
Hedger K.S.;Mann J.A.(1989)SVD in virus infection of porcines (M:H.Pensaert ed) Elsevier.Amsterdam pp 241-250                  
Herniman K.J.;Medhurst P,M.;Wilson J.N. & Coll.(1972) Vet.Res.91,620-625
Kucovica-Ibrulj I.;Daneau AJean J.& Coll.(2004) J.appl.Microbiol. 97,23-934 ICTV(1995) The Baltimora Group Virus.                
McKercher P.D.; Graves J.H.;Collis J.J. & Coll.(1974)Proc.Anim.Meet.U.S.Anm.Hlth.  Ass.78.213a-213g         
McKercher P.D.;Hess R.Y.;Hanoy F.(1978) Appl.Environ.Microbiol.35,142-145  
McKercher P.D.;BlacwellJ.H.;Murphy R.& Coll.(1985) Can.Inst.Food Sci.Technol:!8,!63-167     
McKercher  P.D.;Yedloutsching R.; Collis J.J. (1987) Can.Inst.Food Sci.Technol.20,267-272             
Magur B..;Robinson Y.; Dubuc C. & Coll.(1995) Vet.Res. 137,550-561    
Masuda J.; Yano K.; Tamada V. & Coll. (2005)Japan Hepatol.Res.31,178-183
Matsuda H.;Okada K.;TarahashiK. & Coll.(2003)  J.Infect.Dis.188,944           
Mebus  C.A.; House C.;Ruiz Gonzalo F.R. & Coll. (1993) Food Microbiol 10,133-143       
Mebus  C.A.;House C.;Ruiz Gonzalo F.R. & Coll.(1993) Food Microbiol.10,23-263-268   
McMullin B.E.(2012)An inhalation antiviral strategy for the potential use of nitric oxide during influenza infection. Thesis, Univ.British Columbia, Vancoveur,pp 1-118    
Meng X.L: (2011) Vet. Res.161,23-30                         
Mirazo S.;Ramos N.;Mainardi V.(2014) Hepat Med.6,45-48   
Panina G.F.;Civardi A.;MassirioL.&Coll.(1989) Int. Food Microbiol.8,141-148       
Panina Panina G.F.;Civardi A.;Cordioli P.& Coll.(1991) Sel. Vet.32,225-326    
Pavio N.; Meng X.L.Renou C. (2010) Vet.Res.41.46       
Pavio N.;Merbah T.; Thebault A.(2014)Emerg.inf.Dis.20,1925-1927      
Protetto S.; Larson K.L.L. (2016) Hepatitis E virus Swine Health inf. Center for food Securiity and Public Health SHIC pp.3 -13           
Renou C.; Roque-Afonso L.; Pavio N.(2014) Emerg.Inf.Dis.20,1945-1946       
Savi P.; Baldelli B.; Morozzi A. (1962) Bull.Off.int.Epizoot.57.853-890    
Savi P.;Baldelli B.;Morozzi A.(1972)Bull.Off.int.Epizoot.77,1125-1129     
Szabo K.; Trjnar E.; Anheir-Behemburg H.% Coll.(2015) Int: j: Food Microbiol.215,149-156                                       
Sybesma W.&Eikelenboom G.(1977) Meat Sci.2,79-90  
Van Oirschot  J.T.; Terpstra C.(1977) Vet.Microbiol. 2,121-132    
Van Oirschot  J.T.; Terpstra C. (1989)Hog cholra virus. In virus infection of porcines,Vl II (M.B.Pensaert ed) Elsevier Sci.Pub.Amsteram pp 113-130      
Tei S.;Kitajima N.; TakahashiM.& Coll. (2003) Lancet 362,321-373   
Wenzel J.J.;PressJ.;Schemmerer M.& Coll.(2011)J.Clin.Virol,52,50-54       
Yazaki V.; Mizuo H.Yakahashi M. & Coll,(2001) J. gen.Virol 84,2351-2357